
Ci sono storie che restano misteri all’apparenza impenetrabili perché preservano i più oscuri e inconfessabili segreti dell’animo umano. Storie di violenza, di menzogne, di ritorsioni e vendette.
Malesseri esistenziali, che possono innescare processi devastanti come quello di farsi giustizia da sé.
È il male di tanti giovani… mettono le cuffiette nelle orecchie per tenere a debita distanza un mondo che li ignora. Nell’animo sale prepotentemente il desiderio di sentirsi accettati, e fare parte di un gruppo è il loro viatico. Nel branco si sentono forti, invincibili e pienamente convinti che tutto gli sia permesso: anche uccidere.
Imeria, Giangiacomo, Federico, Riccardo, Luca, Alan, Leone, Gianpaolo, Ascanio… erano al primo anno del prestigioso liceo “Galvani;” quando costituirono il gruppo “I ragazzi dei paletti.”
Teenager di buona famiglia, che per riempire le loro serate inventano giochi, che a loro paiano innocui. Piccoli furtarelli, qualche spinello, e forse droga.
Nati da famiglie della Bologna bene, avevano tutti i presupposti per essere felici! Proprio in seno alla famiglia che alcuni di loro subiranno dei traumi che sconvolgeranno le loro esistenze. Scoprire un intimo segreto, che gli adulti avevano tenuto nascosto per tanti anni, e tale doveva restare.
Ciò scatenerà nell’animo di un giovane rampollo, un odio profondo, un senso di oppressione, che te ne liberi solo eliminando chi ne è la causa.
E un sedicenne imputa all’amico del cuore la causa di tutto ciò, e lo prende di mira iniziando nei suoi confronti un processo di bullismo, tramutato poi in violenze fisiche. Stanco dei continui soprusi, il bullizzato reagisce in maniera inaspettata: lo uccide con un colpo di pistola, sottratta al padre.
Con sconvolgente freddezza e lucidità, dopo aver visto cadere sotto i suoi occhi il corpo esamine del suo aguzzino, senza farsi assalire dal panico, né rimorso, ne occulta il cadavere buttandolo nel pozzo del chiostro del vecchio Convento sui colli di Bologna. Una tomba perfetta, in quel luogo silente e abbandonato, una voragine profonda, che si congiunge con le viscere della terra. Poi, con la lucidità di tenere segreto di quanto è accaduto, conduce una vita normale. Ma non era solo quella notte, il branco era lì, e non fece nulla per impedirgli quel feroce delitto.
I dettagli che emergeranno dalle indagini condotta dalla squadra Mobile di Bologna con a capo il
vicequestore Marra, sono definite agghiaccianti. Sarà una indagine complessa e delicata, vista l’età dei protagonisti. In questa storia avranno le loro colpe anche delle persone adulte, che cercheranno con ogni mezzo di difendere l’onore dei loro figli, peggiorando la situazione di per sé complessa.
Il finale che nessuno si aspetta, sarà al cardiopalmo.
Un bel giallo all'italiana o, per essere più precisi, alla bolognese, dato che la città che fa da sfondo alle vicende è essa stessa un personaggio, e non certo secondario. L'ex commissario Marra, che nel frattempo ha fatto carriera, torna nel ruolo di protagonista assoluto in questa nuova serie di casi complessi e intricati, con tutte le sue doti logico deduttive e le sue debolezze che lo rendono simpatico e umano.
Un libro che si fa divorare pagina dopo pagina, in cui gli elementi si incatenano l'un l'altro dando luogo a sempre nuovi sviluppi e l'interesse del lettore non viene mai meno.
Complimenti alla nostra giallista bolognese!